Scienziatodelcibo

View Original

Cancro: quando pensi che a te non succederà mai

Quando sei giovane ti senti invincibile. Sai che tutto può accadere, ma in fondo, credi che nulla ti possa toccare, non a te.

Sono sempre stato una persona tendenzialmente ansiosa. Ho sempre avuto timore delle malattie, della sofferenza. Quando facevo visita a qualcuno in ospedale, non vedevo l’ora di uscire, di andare via. Ho sempre tenuto al mio fisico, sia per un certo narcisismo, sia per quell’ansia di stare bene, restare in forma, prevenire.

Grazie alla mia deformazione professionale, sono sempre stato fissato per la sana alimentazione. E devo dire, che non ho mai avuto problemi di salute. Mai!

Poi, poco dopo i 40 anni, avverto qualcosa di strano, un gonfiore. Lascio passare il tempo, voglio credere che non sia nulla di cui preoccuparsi: la natura farà il suo corso e passerà tutto.

Dopo diversi mesi, mi decido a fare una visita medica. Poi degli approfondimenti.

Un giorno, mentre un medico mi faceva l’ecografia, arriva il pugno in faccia:

“sembra una neoplasia, con alta irrorazione di vasi sanguigni, quindi maligna”.

Non ci credo. Sono ancora sul lettino, mentre il medico continua a controllare tutto, e mi metto le mani agli occhi. Comincio a piangere. Non ci posso credere, non a me, non ora! Sono terrorizzato, Com’è possibile?

Ma io sto benissimo, dico al medico. Non centra nulla, mi risponde netto.

Insomma, nel giro di poche settimane, mi ritrovo a dovermi operare, sperando che tutto possa finire lì, senza altre ripercussioni.

E’ là che capisci di non essere invincibile, che certe cose capitano anche a te.

Ma perché a me? Continuavo a ripetermi

Io che sono un salutista. Io che ho sempre fatto attività fisica, sempre attento. Eppure qualcosa di sbagliato ci deve essere stato. E in effetti c’è!

Come avevo fatto a non capirlo! Ho studiato tanto, non solo la nutrizione, ma anche la medicina, la psicologia, la naturopatia. Ho fatto corsi, ho fatto yoga, ho fatto meditazione. Certo, ho fatto tante belle cose, che da un po di tempo però non facevo più.

Le due notti successive a quella diagnosi, ho dormito male. Ho fatto tantissimi sogni, tutti ambientati in un periodo preciso, di circa 5 o 6 anni fa. L’utlimo periodo sereno della mia vita.

Ma che cazzo ho fatto dopo?

Si certo, ho continuato a mangiare bene, ad avere probabilmente una dieta quasi perfetta. Ma qualcosa è andato storto. L’attività fisica e sportiva? In questi ultimi anni è stata altalentante. Da 3 anni faccio sport forse 1 volta a settimana in media.

E la mia vita? Vivo un bel matrimonio, con i figli, ma potrebbe essere migliore. Non che passi poco tempo a casa, anzi. Però in questi 5 anni mi sono buttato in tanti progetti, qualcuno andato male. Ho dedicato energie, risorse, tutto, per cosa? Per la mia gratificazione professionale? Per progetti che, ora che ci penso, mi dico: ma che cosa me ne fotteva?

E allora perché tanto tempo ed energie buttate? E’ proprio questo il punto. Probabilmente a volte, non sappiamo quello che vogliamo. Ci facciamo condizionare dal rumore di fondo di ambiente, amici, parenti, da quello che vediamo, e pensiamo di volerlo anche noi.

In realtà non è così. E allora, o lo capisci tu, o qualcosa te lo fa capire.

Perché questa malattia? Perché a me?

E’ una domanda inutile. La domanda vera è…”potevo evitarlo?”

Tanti mi dicono:

“sono cose che succedono, non centra l’alimentazione o le sane abitudini” oppure “doveva arrivare ed è arrivata, non c’è un motivo”

Ma io queste cose le ho studiate per anni. So che c’è un motivo a tutto. Solo che non basta sapere. Bisogna poi fare sempre qualcosa per attivarsi, per prevenire.

La malattia è qualcosa che fa parte del tuo corpo, fa parte di te.

I medici e terapeuti Ruediger Dahlke e Thorwald Dethlefsen lo sostengono nel loro libro “Malattia e Destino”: la malattia si nasconde nella tua ombra; è cioè qualcosa con la quale non ci vogliamo confrontare, non vogliamo averci a che fare.

E allora tratteniamo energia, che però, prima o poi, viene fuori attraverso il corpo.

Lo so, sono concetti difficili da accettare. Ma da Freud a Jung, fino alla moderna medicina, sono quasi tutti concordi sulla connessione tra mente e corpo.

Il corpo non può essere completamente indipendente dal nostro vissuto, dai pensieri, dalle emozioni, dalle convinzioni e dai condizionamenti.

Se c’è qualcosa che ci si rifiuta di accettare a livello di coscienza, o non si vuol vedere, questa cosa rimane nell’ombra. Ma prima o poi ci si deve confrontare con la propria ombra, se quell’energia dovesse venir fuori attraverso il corpo.

O accetti la tua ombra, la integri, oppure l’inconscio ti porterà a notare per forza quello con cui eviti di confrontarti.

Le malattie sono quindi manifestazioni di quell’ombra che tentiamo di nascondere.

La malattia porta alla verità. La devi accettare, è una parte del tuo inconscio che viene fuori.

Quindi ho dovuto accettare la malattia. Inizialmente ho provato vergogna. Proprio io, che ho sempre curato il mio aspetto fisico, ora mi vedevo come un malato. Portavo qualcosa dentro che non potevo far vedere fuori. Ma cosa significava?

Mi sono fermato. Ho accettato di farmi operare e mi sono sentito un po più sereno.

Ho ripensato a quei sogni fatti le notti precedenti. Quanto vorrei tornare a quei tempi, a soli 5 anni fa! Quante cose non rifarei dopo! Come sarebbe bello poter tornare indietro ed accettare quella vita serena, mandare al diavolo quelle convinzioni che mi hanno portato fuori strada, o almeno, lontano dalla strada che davvero mi poteva portare alla serenità.

Allora perché ho seguito quel sentiero? Per dimostrare che cosa? A chi?

Ho trascurato tutte le cose più importanti. Mi sono dedicato al lavoro, ai miei progetti. Ho trascurato mia moglie, figli, mi sono quasi allontanato da parenti e amici, per concentrarmi sul mio ego.

Ora penso a quelle piccole abitudini di tutti i giorni che mi facevano stare bene. Abbandonate, dimenticate, messe in soffitta.

E alla fine mi ritrovo ad aver sprecato il bene più prezioso: il tempo.

Ed ora che succede? Ho ancora tante cose da fare. Sono giovane, voglio ancora tempo, ma non per fare chissà cosa, no! Solo per vivere la quotidianità con serenità, accettando quello che sono e quello che ho. Al limite cercando di migliorare, di crescere si ancora, ma facendo piccoli passi.

Anni fa ho seguito dei corsi di yoga e meditazione. Adesso ho ripreso a meditare. Cominciando anche da 10 minuti al giorno. Non so se mi ha aiutato, ma ho affrontato l’operazione con serenità.

Non voglio più pronunciare la frase “non ho tempo”. Il tempo per allenarmi, per fare anche una passeggiata, lo devo trovare, ad ogni costo.

Mi è venuta la voglia di riprendere in mano vecchi progetti, come la scrittura, questo blog, che è un’dea nata qualche anno fa, poi mai portata avanti fino in fondo.

Ecco cosa mi è mancato da sempre: la costanza, la disciplina e lo spirito di sacrificio. Fare le cose partendo dal poco, a piccoli passi, dimenticare il “tutto e subito”.

Mi sono buttato in cose più grandi di me, come un cacciatore che rischia tutto pur di fare il colpo della vita, per catturare la bestia più grossa e più feroce. Invece si dovrebbe imparare dal contadino, che pazientemente coltiva il terreno e si accontenta, soddisfatto, di raccogliere i suoi frutti, giorno per giorno.

Lo so, parlo come un fanatico della New Age.

Ho sempre avuto la vena spirituale…..prima di dedicarmi solo al materiale.

Si cambia passo. Non voglio combattere il cancro. Accetto questo evento come una presa di coscienza, qualcosa nella mia vita, nel mio atteggiamento, nei miei propositi, che va certamente modificato. Prendermi cura di me, del mio corpo, ma soprattutto della mia anima.

Da oggi in avanti, mangerò come sempre, meno calorie di quelle di cui necessito, ma senza privarmi di cosa mi piace.

Quotidianamente farò attività fisica per essere nella miglior forma possibile. E poi trovare sempre quei dieci minuti per me, per spegnere la mente e stare solo. La meditazione serve a spegnere i pensieri circolari (cioè le rimuginazioni continue), a interpretare il subconscio.

Inutile concentrarti a pensare a quello che vuoi, ai tuoi obiettivi, se non accogli la tua ombra.

Non puoi opporti al vento, alle maree, al battere del tempo che scorre, ad una volontà superiore.

Perdono i miei errori, accetto chi sono, accetto la vita come viene, come, per forza di cose, accetti la mutabilità delle stagioni. e….si dice….senza accorgermene, troverò quella strada che ho perso e che non ho più ritrovato.

A presto