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Dolcificanti: sono cancerogeni? Come dolcificare senza zucchero

Aspartame e dolcificanti senza zucchero | L’Aspartame è cancerogeno? | Dolcificanti a basso indice glicemico per diabetici | Stevia, alternativa naturale ai dolcificanti artificiali

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In Danimarca secondo una ricerca condotta su circa 60.000 donne incinte, il consumo giornaliero di una bevanda gassata contenente un edulcorante aumenta del 27% il rischio di parto prematuro (Am J Clin Nutr. 2012); in Italia secondo la ricerca condotta dall’Istituto Ramazzini, nei topi maschi che hanno assunto il dolcificante, il rischio di cancro aumenta del 18% nel gruppo ad alta dose.

L’aspartame è il principale incriminato.

Aspartame e dolcificanti senza zucchero

I dolcificanti artificiali sono ottenuti per sintesi chimica, hanno un alto potere dolcificante, ma non contengono glucosio o altri zuccheri, pertanto hanno basso potere calorico.

Che cos’è L’aspartame?

E’ un dolcificante artificiale composto da acido aspartico (40%), fenilalanina (50%) e metanolo (10%). Autorizzato a livello europeo, è un additivo alimentare classificato come E951. Ha la stessa quantità di calorie dello zucchero, ma il suo potere dolcificante è duecento volte superiore. Utile quindi a dolcificare cibi e bevande, con piccole quantità; utile a chi vuole ridurre le calorie.

L’aspartame è l’edulcorante più utilizzato al mondo, si trova in circa 6.000 prodotti, dalle caramelle ai dolci, dalla gomma da masticare alle bevande “light”, e secondo le ultime stime, lo utilizzano almeno 200 milioni di persone. Negli Usa la Food and Drug Administration ne ha autorizzato nel 1974 l’impiego per le bevande e nel 1983 in tutti gli alimenti. In Europa l’utilizzo dell’aspartame è regolamentato dal 1994.

L’Istituto Ramazzini da anni accusa l’aspartame di provocare linfomi e leucemia (Environ Health Perspect. 2006).

L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha eseguito una valutazione scientifica su due studi: uno studio sulla cancerogenicità nei topi (Soffritti et al., 2010) e uno studio prospettico sull’associazione tra l’assunzione di bevande analcoliche dolcificate artificialmente e il parto pretermine (Halldorsson et al., 2010). Lo studio di Soffritti et al. (2010) dell’Istituto Ramazzini è uno studio a lungo termine sulla cancerogenicità nei topi con esposizione al dolcificante artificiale aspartame. Gli autori hanno concluso che, in base ai loro risultati, l’aspartame induce il cancro nel fegato e nei polmoni di topi maschi.

L’EFSA ha valutato questo studio di cancerogenicità e ha concluso che, sulla base delle informazioni disponibili nella pubblicazione, la validità dello studio e il suo approccio statistico non possono essere valutati e che i suoi risultati non possono essere interpretati. Inoltre, data la mancanza di rilevanza per la valutazione del rischio umano di questo tipo di tumori, EFSA ha concluso che i risultati presentati in Soffritti et al. (2010) non forniscono una base sufficiente per riconsiderare le precedenti valutazioni sull’aspartame da parte dell’EFSA.

Halldorsson et al. (2010) ha indagato il fenomeno del parto pretermine in una popolazione di 59.334 donne in gravidanza. Gli autori hanno concluso che i loro risultati mostrano un’associazione tra l’assunzione di bibite analcoliche dolcificate artificialmente e il parto pretermine nelle donne. L’EFSA ha valutato questo studio e ha concluso che non vi sono prove disponibili a sostegno di una relazione causale tra il consumo di bevande analcoliche dolcificate artificialmente e il parto pretermine; ammette inoltre che ulteriori studi siano necessari a respingere o confermare una associazione.

Intanto però, l’EFSA ha disposto un review di tutte le valutazioni scientifiche riguardanti l’aspartame e gli altri dolcificanti usati come additivi alimentari autorizzati nell’Unione europea.

Ricapitolando: negli USA si utilizza l’aspartame tranquillamente dal 1974, in Europa dal 1994; nel frattempo diversi studi scientifici hanno segnalato un allarme per la salute (parti prematuri e linfomi e leucemie) su questi composti artificiali. La FDA e l’EFSA continuano a dire che tali studi non dimostrano una chiara relazione di causa-effetto, però….

L’Aspartame è cancerogeno?

Il 10 dicembre del 2013 l’Agenzia Europea EFSA annuncia di aver concluso la revisione di tutti gli studi scientifici disponibili sull’Aspartame.

La conclusione è eloquente: “l'aspartame e i suoi prodotti di degradazione sono sicuri per il consumo umano ai livelli di esposizione attuali", ovvero alla dose giornaliera ammissibile di 40 mg/Kg di peso corporeo/die. In merito invece ai tre metaboliti che derivano dall’aspartame, questa è la sentenza del comitato di esperti nel Rapporto dell’EFSA:

Secondo gli esperti, la fenilalanina, un amminoacido presente in molti alimenti, pur riconoscendo la sua tossicità, questa si manifesta solo ad alte dosi. In particolare risulta tossica per il feto in via di sviluppo.

Anche il metanolo è presente in frutta e verdura ed anch’esso risulta tossico a dosi molto elevate, non commisurabili a quelle derivanti dall’aspartame.

Stessa cosa dicasi per l’acido aspartico, anche’esso un amminoacido presente in molti alimenti. L’acido aspartico, in alte dosi, viene trasformato dall’organismo in glutammato, che è un neurotrasmettitore che, a livelli elevati, può causare danni a livello del sistema nervoso.

La posizione dell’EFSA è stata molto criticata dall’Istituto Ramazzini, perché l’Agenzia Europea non ha preso in considerazione alcuni studi validati che dimostravano il contrario, oltre a considerare non valido l’approccio scientifico dell’Istituto stesso (Link al Comunicato ufficiale dell’Istituto Ramazzini).

Anche uno studio appena uscito (Regulatory Toxicology and Pharmacology - April 2019) sostiene che non ci sia rischio di di cancro in seguito a maggiore esposizione a bevande edulcorate con aspartame.

In ogni caso suona strano che il Regolamento Comunitario sull’Etichettatura degli alimenti (REG. UE 1169), OBBLIGA i produttori che utilizzano l’aspartame come doclificante, a inserire in etichetta le seguenti diciture:

«contiene una fonte di fenilalanina» quando l’aspartame/sale di aspartame-acesulfame figurano nell’elenco degli ingredienti.

Se non è pericoloso, che bisogno c’è di evidenziare nelle etichette questo messaggio di “pericolo”?

Insomma è chiaro, fino a 40 mg per Kg, l’aspartame non è cancerogeno. Ma come per tutti i prodotti chimici, a volte non è il singolo ingrediente che fa la differenza, ma andrebbe sommato ad altri componenti con i quali contemporaneamente si viene in contatto. Molto spesso è proprio la dose cumulativa relativa a più sostanze chimiche che, a lungo termine, può causare danni alla salute.

Il dubbio resta.

Dolcificanti a basso indice glicemico per diabetici

I dolcificanti sia naturali (fruttosio, xilitolo, sorbitolo, stevia) che artificiali (aspartame, acesulfame, saccarina ecc.) sono stati introdotti per abbassare le calorie ed avere un minore impatto sull’aumento di peso.

Resta però il problema della glicemia. Quindi, come cambia l’indice glicemico se si assumono dolcificanti al posto dello zucchero?

Inizialmente si credeva che i dolcificanti artificiali, oltre a ridurre l’apporto calorico, sarebbero stati la panacea anche per i diabetici, visto che non contengono glucosio. Dopo diversi approfondimenti scientifici invece, è emerso che paradossalmente, i dolcificanti artificiali non migliorano la glicemia generale.

In pratica si è osservato che queste sostanze tendono a causare la sindrome metabolica, favorendo la flora batterica contrastante i lattobacilli. In tal modo si vanno a rompere degli equilibri a livello di microbiota e di assorbimento intestinale. Stimolando i recettori del gusto dolce presenti nell’intestino, porta ad un aumento dell’assorbimento di glucosio derivante dagli altri alimenti ingeriti. I dettagli di questi effetti metabolici dei dolcificanti li potete leggere in questa pubblicazione del Giornale Italiano di Diabetologia e Metabolismo (2017)

Nella stessa pubblicazione si legge come invece i dolcificanti naturali, soprattutto il fruttosio, stimolano un’elevata resistenza insulinica. La conseguenza principale di questo meccanismo è la trasformazione del fruttosio in eccesso, in depositi di grasso viscerale ed epatico.

Al momento, dal punto di vista della glicemia, l’unico dolcificante interessante sembra proprio la stevia, che oltre ad essere acalorico, dai primi studi, pare dia risultati favorevoli nel contenimento dei picchi glicemici post-prandiali.

Stevia, alterativa naturale ai dolcificanti

E’ il dolcificante del momento! Si chiama Stevia e nel 2012 ha ricevuto l’ok europeo. Pianta originaria del Paraguay e del Brasile, famosa da tempo per la dolcezza delle sue foglie.

Dolcificante naturale dal potere edulcorante 2-300 volte superiore a quello dello zucchero, ma dal ridottissimo apporto calorico.

Queste caratteristiche ne fanno un addittivo alimentare molto amato dall’industria che produce cibi e bevande dimagranti o “sugar free”. Dovrebbe sostituire tutti quegli edulcoranti sospetti, tipo l’aspartame. Ma è la stessa Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare a mettere in guardia sull’eccessiva esposizione, soprattutto dei bambini. La sua distribuzione è stata approvata dalla Commissione europea e dalla fine del 2011 è sugli scaffali italiani sotto forma di dolcificante da tavola.

Tutto bene allora? Non proprio.

Gli ingredienti principali del dolcificante rivoluzionario sono i glicosidi steviolici (E 960), aggiunti da Bruxelles alla lista degli additivi alimentari. I nuovi edulcoranti finiscono anche in soft drinks, caramelle, patatine, yogurt, marmellate, gelatine, prodotti da forno, cioccolate, consumate da grandi e piccini.

Dolcificante tossico per i bambini?

Il problema è che un rapporto della stessa Authority ha dimostrato che l’esposizione potenziale ai glicosidi steviolici nei consumatori accaniti di alimenti e bevande dietetici è decisamente maggiore al limite di sicurezza; ed è addirittura tre volte superiore a quella soglia, in bambini e adolescenti da 1 a 14 anni.

La Commissione europea conosce bene questo rischio. Nel regolamento con cui autorizza l’uso dell’edulcorante E 960, infatti, ricorda che la dose giornaliera ammissibile, pari a 4 mg per kg di peso corporeo al giorno, è stata ampiamente superata dai livelli massimi di utilizzo proposti dall’industria. Secondo l’Efsa, una volta introdotto l’additivo nel mercato, l’esposizione dei bambini alla sostanza può oscillare tra 1 e 12,7 mg/kg al giorno, per colpa soprattutto dell’elevato consumo di soft drink .

Per questo l’esecutivo di Bruxelles scrive:

“Tenendo conto del fatto che le bevande analcoliche possono contribuire in modo significativo all’assunzione di glicosidi steviolici, occorre prevedere una riduzione del livello di utilizzo per le bevande aromatizzate rispetto ai livelli di utilizzo proposti”.

Ovvero, la Commissione autorizza l’uso dell’additivo nella quantità che l’industria ha chiesto, ma l’industria per ragioni di sicurezza è pregata di usarne di meno. Visto, però, che l’ autoregolamentazione dei produttori è piuttosto improbabile, spetta agli stessi consumatori scegliere bibite e alimenti con più consapevolezza.

Catherine Leclercq, dell’Istituto nazionale di ricerca per gli alimenti e la nutrizione (INRAN) sostiene:

“Le persone pensano che naturale significhi meno dannoso, ma così non è. Quando abbiamo a che fare con i bambini, poi, bisogna porre un’attenzione particolare. Le linee guida dell’Inran sconsigliano gli edulcoranti nei bambini fino a 3 anni proprio per le incertezze tossicologiche. E non c’è motivo di trattare la Stevia in modo diverso dagli altri”.

Secondo le stesse linee guida anche chi è a dieta o soffre di diabete non deve rinunciare allo zucchero, ma ridurne il consumo. Non c’è bisogno di consumare edulcoranti e ancor meno bibite edulcorate, e riguardo ai più piccoli , la bevanda migliore è l’acqua. Le bibite dovrebbero essere consumate in occasioni speciali e, in particolare, mai a tavola durante i pasti.

Concludiamo con un video del professor Berrino, scettico verso tutte le forme di edulcorazione industriale. Lui suggerisce di sostituire gli zuccheri con la frutta e di abituarsi a convivere sempre meno con il gusto smoderatamente dolce a cui siamo abituati.

E voi, a quanto dolce siete disposti a fare a meno?